La faringodinia, ossia il classico dolore in gola, associata più o meno a fastidio alla deglutizione, a prurito in gola, ed a sensazione di corpo estraneo, si può manifestare in più patologie con le stesse modalità. Il primo passo quindi per giungere a una terapia efficace è porre una diagnosi corretta.
Il primo obiettivo fondamentale è valutare se la problematica derivi da un fenomeno infiammatorio, piuttosto che da una neoformazione benigna o maligna a livello della laringe. Per tale valutazione è necessaria una visita otorinolaringoiatrica effettuata con una endoscopia con fibre ottiche, ossia un esame per nulla invasivo, che permette di valutare in pochi secondi lo stato reale della laringe e di tutta l’area faringo laringea.
Esclusa la presenza dei classici, comuni fenomeni infiammatori e di neoformazioni, una frequente causa di “nodo alla gola” è l’ormai noto e molto diffuso reflusso gastroesofageo.
Nella maggior parte dei casi la situazione si presenta in questo modo: “Ho un nodo in gola!”, ma inizialmente non ci si preoccupa, pensando che sia solo ansia… Ma il fastidio persiste. Dopo alcuni giorni si iniziano le classiche terapie, cioè per prima cosa il solito anti infiammatorio, ma la situazione non migliora. Forse può essere un’infezione e allora si cerca di guarire con una terapia antibiotica, ma senza successo. Finalmente la soluzione: “il cortisone”. Risultato? Ho assunto un sacco di medicine, ma il nodo alla gola rimane…Il colpevole è il reflusso, che può, quindi, dar origine a una irritazione cronica della laringe con tosse stizzosa, raucedine, bisogno di schiarirsi la gola.
La stessa valutazione endoscopica otorinolaringoiatrica sarà in grado di accertare alcune caratteristiche della mucosa laringea tipiche del reflusso gastroesofageo, e di indirizzare verso alcuni comportamenti più corretti, quali una opportuna dieta, ed un adeguato stile di vita, che possono aiutare molto il processo di guarigione.
In particolare, per quanto riguarda i cibi, sono assolutamente da limitare i cibi piccanti, il caffè, il cioccolato, alcolici e super-alcolici, pomodori e agrumi, cibi fritti (per la cui digestione occorre normalmente una maggiore quantità di acido cloridrico); viceversa, cibi poco elaborati, bere molta acqua per diluire gli acidi, non fare pasti abbondanti ma più frazionati, al fine di tamponare la secrezione basale di acidi gastrici, mangiare lentamente, fare una corretta attività fisica, ma non troppo intensa in particolare dopo i pasti, non coricarsi prima di due ore dalla fine del pasto, sono tutti fattori che possono aiutare a prevenire la sintomatologia da reflusso gastroesofageo.
Per quanto riguarda la cura farmacologica, è bene sottolineare la necessità di rivolgersi al proprio medico od agli specialisti otorinolaringoiatra e gastroenterologo, per stabilire se si tratta di una sintomatologia passeggera, che può essere corretta semplicemente con un migliore stile di vita, o se invece si tratta di una patologia che richiede una cura vera e propria.